Presentazione del volume CASTEL DEL MONTE MANUALE STORICO DI SOPRAVVIVENZA

VENERDÌ 25 LUGLIO 2014

CANOSA DI PUGLIA

 Terrazza di Palazzo Iliceto

 

Presentazione del volume

CASTEL DEL MONTE

MANUALE STORICO DI SOPRAVVIVENZA

di

Massimiliano Ambruoso

 

Introduce

Luigi Garribba

 

L’interesse del grande pubblico per Castel del Monte è andato via via crescendo dopo gli ultimi imponenti restauri, effettuati negli anni settanta del Novecento. Giunti dopo un secolo di ripetute demolizioni, integrazioni e ricostruzioni e dopo che l’oblio del tempo aveva fatto piazza pulita delle connessioni tra l’edificio e il territorio (vie di comunicazione, unità produttive e abitative collegate a un preesistente monastero benedettino, pascoli, boschi e fonti d’acqua), gli interventi di restauro hanno restituito un edificio apparentemente privo di quei connotati tipici dei castelli medievali nell’immaginario comune e, allo stesso tempo, creato il fuorviante stereotipo del suo isolamento.

La storia, quella vera, è faticosa e noiosa e «richiede severo apprendistato e preparazione specifica». Più comodo e immediato è risultato sedurre il vasto pubblico con misteri e tesi alternative sulla natura e sulle ragioni che determinarono l’edificazione del maniero dalle geometrie impeccabili.

Accanto agli studi suffragati dai dati, condotti da storici dell’arte, da storici e da altri specialisti, è stata così generata una massa di lavori, anche di contenuto simbolico-esoterico, che ha svuotato il castello della sua identità rivestendolo di un aura mistica. Ecco spiegata la necessità di un “manuale di sopravvivenza”, un manuale di resistenza, un manuale per salvare Castel del Monte dalle deformazioni antistoriche dei ricercatori improvvisati e dei cacciatori di scoop.

Massimiliano Ambruoso, già responsabile di un gruppo di ricerca storica sul castello federiciano, collegato all’attività della cattedra di Storia medievale della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari e autore di diversi saggi sulla storia dei castelli pugliesi di età sveva, nel suo nuovo lavoro esamina le ‘storie alternative’ evidenziandone i problemi metodologici, il ricorso a fonti ‘di seconda mano’, le ricostruzioni storiche imprecise, le citazioni arbitrarie.

Attraverso un ponderoso esame dei documenti medievali sopravvissuti e una puntuale confutazione delle mirabolanti teorie che hanno interpretato Castel del Monte di volta in volta come tempio disegnato dal sole, come punto nodale di rette immaginarie colleganti Chartres, il tempio di Salomone e la piramide di Cheope, come scrigno del Graal, come mitico luogo di riunioni di cavalieri templari e, da ultimo, come stabilimento termale di ascendenza araba, l’autore ripercorre la vera storia del più famoso ed emblematico tra i castelli realizzati dell’imperatore Federico II.

Il lettore scoprirà che la ‘corona di pietra’ costruita sulla Murgia barese è in realtà un’opera fortificata a tutti gli effetti, pienamente inserita nella rete di castelli eretta dallo svevo con l’obiettivo di controllare capillarmente il territorio e, secondariamente, ostentare il potere. Di rimando ci si renderà conto che le ipotesi di volerlo isolato dalla rete viaria, apparentemente inabitabile o addirittura controllabile a distanza da altri edifici posti nel raggio di qualche chilometro, privo di difese, di stalle e di cucine, sono solo il frutto di interpretazioni completamente prive di riscontro oggettivo che hanno deformato e ignorato documenti, cronache e testimonianze.

Chiude il resoconto sulle inesattezze riguardanti Castel del Monte un breve saggio di Anna Castriota sul Manoscritto Voynich, un documento da più parti ritenuto un falso di età contemporanea, ma ugualmente utilizzato dai sostenitori del castello-hammam per tirare in gioco, ancora una volta, Federico II e il suo castello ottagonale.