STORIA DELLA SACRA SPINA DI ANDRIA

(…) Il film "Passion" di Mel Gibbson ha costretto in certo modo la gran­de platea alla riflessione sul mistero del dolore e della sofferenza del Cristo. A volte si ha bisogno dell'impatto improvviso ed impietoso con certe verità per accorgersi della cruda realtà che la quotidiana frequen­tazione rende obsoleta.                              

Ma altre circostanze in questi ultimi tempi hanno accentrato l'atten­zione sulla Passione di Cristo. Ad Andria, per esempio, fervono i prepa­rativi per l'evento che si potrebbe verificare il 25 marzo prossimo: il mi­racolo della Sacra Spina. Dal 1633 ogni qualvolta il Venerdì Santo è ca­pitato il 25 marzo, su quella Sacra Spina si sono verificati fenomeni per lo meno curiosi: arrossamenti, rigonfiamenti delle macchie grigiastre, ol­tre alla spettacolare fioritura avvenuta nel 1852.

Il fenomeno è attestato con atti notarili riportanti la testimonianza

di personalità degne di fede.                                                                                                                           

La presenza della Sacra Spina in Andria è registrata fin dalla prima­vera del 1308, allorché Beatrice d'Angiò, figlia di Carlo II d'Angiò e sposa novella di Bertrando del Balzo, duca di Andria, la offri come do­no e segno della sua benevolenza al Capitolo Cattedrale della città .                                                                                                             

I Regnanti della casa d'Angiò regalarono a molte città del Regno del­le due Sicilie, varie reliquie della Corona di Spine. Infatti era stato proprio S. Luigi IX, fratello di Carlo I d'Angiò, ad accogliere in Francia nel 1238 quel diadema doloroso della Passione di Cristo...                                                                                                                             

Carlo I d'Angiò, logorato ormai dalla fatica e dai dolori e sentendo approssimarsi la morte, dopo aver fatto testamento, con il quale desi­gnava il suo successore, morì il 7 gennaio 1285. Nella sua ultima pre­ghiera protestò che la conquista del Regno di Sicilia egli l'aveva com­piuta soltanto per servire la Santa Chiesa, non per suo profitto o per cu­pidigia (Cfr. Carlo De Frede, Storia di Napoli, Vol. II, p. 77, Ed Scien­tifiche Italiane, 1981).. Anche se il risultato militare e la sagacia politica gli avevano assicurato la stabilità della dinastia e del potere, c'è da considerare che agli occhi delle città conquistate era sempre un usurpatore. Perciò per accattivarsi l'ami­cizia e l'obbedienza delle città, necessa­riamente doveva far ricorso a tutti i mez­zi; e tra tutti i mezzi certamente era molto efficace quello della devozione e della reli­gione, presso popolazioni che all'epoca vi­vevano il rapporto con il soprannaturale for­temente mediato da segni sensibili come penitenze a volte eccessive, pellegrinaggi in luoghi famosi (Terra Santa - Compo­stela - Roma) e reliquie.

Quale reliquia più preziosa di una Sa­cra Spina? Ecco allora che negli accordi con le autorità civili ed ecclesiastiche entrava nel pacchetto dei favori, delle elargizioni, dei titoli e dei privilegi anche la Sacra Spina che, proprio lui, fratello di San Luigi IX, aveva portato dalla Fran­cia, ultimo approdo della Corona di Spine di N.S. G. C. E la consuetudine continuò anche con i suoi successori.

Da quel momento in tutta l'Europa queste reliquie si moltiplicarono, incre­dibilmente, si che il loro numero (at­tualmente si contano oltre cinquecento esemplari, ma il loro elenco si allunga di giorno in giorno), fa seriamente dubitare della loro autenticità. Ed è difficile poter distinguere le vere dalle false.

 

> Specie vegetali delle sacre spine

La questione circa le spe­cie vegetale delle Sacre Spine fu affrontata magistral­mente già nel 1932 da Mons. Giovan Battista Alfano, senza dubbio un ricercatore fortuna­to di Sacre Spine, dottore in scienze naturali, che nello stesso anno pubblicò un suo studio intitolato Su le Sante Spine della Corona di N. S. G. C, venerate in Italia, Tip. Unione Napoli, 1932, riuscendo ad individuare circa 160 Sacre Spine, so­lo in Italia. (Op. cit. p.134). La pubblicazione avvenne dopo il 25 marzo di quell'anno e nella immediata preparazione alla celebrazione del XIX centenario della Redenzione indetta da Papa Pio XI per l'anno successi­vo 1933. E probabilmente questo fervore di preparazione e una devozio­ne più attenta ai segni sensibili del soprannaturale, gli facilitarono la ri­cerca e il risultato copioso. La sua dotta indagine concludeva nell'indi­care varie specie di piante spinose da cui derivano le Sacre Spine: Rham­nus Spina Cristi, Gleditschia triacanthos, Rubus fruticosa, Zizyphus Spi­na Cristi.

Inoltre il dott. Remo Bracchi negli Atti della VI Settimana con argo­mento Sangue e Antropologia nella Teologia, svoltisi a Roma tra il 23 e il 28 novembre 1987, ha presentato uno studio su "Il Sangue e la Pas­sione di Cristo nelle denominazioni popolari italiane della flora", sco­prendo un affascinante elenco di denominazioni popolari trasferito dal­la botanica al culto della passione e della incoronazione di spine.

L'in­treccio di tradizione e leggenda ha indicato nelle specie già individuale dall'Alfano, anche quelle più comuni: la Berberis vulgaris e Crataegus oxyacantha, come piante esemplari da cui provengono le Sacre Spine. Particolare menzione merita la Robinia pseudoacacia (acacia - robinia­gaggia), proveniente dalle zone tropicali, ma con espansione anche in Palestina e nelle nostre zone meridionali, come la Sicilia e la penisola Salentina (Surbo - Lecce). In questa specie floreale si possono ricono­scere le Sacre Spine di Andria, Bari, Ariano Irpino, Montefusco, Rocca San Felice e altre... Non manca tra le Sacre Spine qualche esemplare dell'Acacia Famesiana e Rhamnus lycioides (Sacra Spina di S. Giovanni Bianco). L'ultima stimolante notizia è stata pubblicata anche dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 3 agosto del 1999. Veniva annunciata dal Prof Damin dell'Università di Gerusalemme, la scoperta del polline del­la Gundelia Turnefortii, presente sul telo sindonico e precisamente nel­la zona cefalica. Tale pianta spinosa ed erbacea cresce abbondante nel­la zona di Gerusalemme.

 

> La sacra Spina di Andria

La Sacra Spina di Andria ha acquistato rinomanza per i fenomeni so­pra descritti, anche se tali fenomeni non sempre si sono verificati puntualmente nella data del 25 Marzo, in concomitanza della festa del­l'Annunciazione e del Venerdi Santo. Infatti nel 1837 i fenomeni si ve­rificarono il 24 ottobre di quell'anno, cioè il giorno in cui mons. Cosen­za, vescovo di Andria, da Venosa trasferì la reliquia ad Andria. Era suc­cesso che il 23 marzo del 1799 in seguito all'eccidio e al saccheggio per­petrato dalle truppe francesi contro Andria e i suoi abitanti, si era per­duta ogni traccia della Sacra Spina e del suo prezioso reliquario. La re­liquia fu rinvenuta a Venosa presso la famiglia Montedoro che, per le sollecitazione e per le preghiere di mons. Cosenza, acconsentì alla re­stituzione.

La Sacra Spina, appena giunta in Andria manifestò quei se­gni particolari che durarono diversi giorni, fino a metà novembre, come per dimostrare la sua autenticità.

 

Nel 1910 l'attesa fu spasmodica a causa delle situazioni politiche e sociali. In prossimità della fatidica data credenti e miscredenti quasi quo­tidianamente si affrontavano non solo con parole o con scritti riferiti dal­la stampa locale, ma anche faccia a faccia, se non addirittura con mani minacciose. In quella circostanza il miracolo si verificò non il 25 mar­zo, bensì il giorno dopo, Sabato Santo, e precisamente nel momento in cui mons. Cristiani, celebrando la Santa Messa della Pasqua, intonava il Gloria della Risurrezione. Il 27 marzo successivo gli animi si inaspriro­no ancor più. Un volantino dei miscredenti insinuava che il miracolo "era stato preparato nella notte"... La tensione giunge all'acme nella serata, allorché la forza pubblica dovette intervenire in piazza Catuma, sparando in aria alcuni colpi d'arma da fuoco, per sedare la colluttazio­ne già in atto.

 

L'ultima volta il fenomeno si è verificato il 25 marzo del 1932. Una eccezionale serie fotografica conferma la solenne manifestazione di de­vozione che coinvolse non sola la città di Andria, ma anche i paesi li­mitrofi che qui giunsero in pellegrinaggi numerosi e composti.

L’attesa del prossimo evento ha sollecitato non solo la curiosità, ma l'impegno dei responsabili per una preparazione ade­guata sotto il profilo spiri­tuale di devozione e di con­versione. All'Anno della Perdonanza, proclamato già lo scorso anno si è aggiunta l'iniziativa del Convegno sulle Sacre Spine a livello internazionale tenutosi nel novembre scorso, l mercole­di di quaresima che preve­dono incontri in Cattedrale con personalità di cultura, il Pellegrinaggio a le Puy (Francia), cittadina gemella­ta con Andria per lo stesso fenomeno della Sacra Spina, la Mostra di Arte Sacre Spi­ne in Italia, la mostra L'Uo­mo della Sindone presso la parrocchia dell'Altomare, la coniazione di una medaglia commemorativa; e la prepa­razione di un annullo filate­lico: un vero cantiere spiri­tuale e religioso per creare l'atmosfera di un'accoglien­za sincera ed efficace.

 

> Sofferenza della coronazione di spine

Il fervore dei preparativi si giustifica soprattutto perché nell'insigne re­liquia della Sacra Spina, frammento della Passione, si intuisce quella sofferenza così particolare dell'incoronazione di spine che molto spes­so pittori e scultori hanno presentato in modo falso e riduttivo.

Il telo sindonico presenta nella zo­na cefalica molte tracce ematiche, causate dall'incoro­nazione di spine. Ad una attenta osserva­zione si evidenziano subito macchie di sangue sulla fronte, sulla nuca, sui capel­li che scendono a in­corniciare il viso. E c'è da pensare che la devastazione è stata causata anche sulla sommità e sulle zone temporali del capo, perché la sindone non fu adattata a tut­ta la testa, ma sem­plicemente stesa in una frettolosa prepa­razione del defunto per la sepoltura.

La scienza ormai possiede notizie ab­bastanza complete della circolazione sanguigna e circa il sistema complicato di vene e ar­terie che interessa il cuoio capelluto, sistema che attraverso le ossa di­ploiche, quelle del cranio, si collega anche al flusso sanguigno che nu­tre il cervello.

L'emorragia causata dal casco di spine fu certamente molto abbondante all'inizio, quando il condannato era ancora nella sua integrità fisica e la circolazione sanguigna e il respiro erano ancora efficienti. A causa dei di­versi momenti e movimenti della passione (l'imposizione della corona di spine, i colpi di canna, il viaggio al Calvario, la denudazione e l'agonia sulla croce) gli aculei del casco, tolto e rimesso più volte, hanno funzio­nato come un terrificante e diabolico marchingegno, pronto ad aprire nuo­ve ferite o a stimolare vecchie lesioni in procinto di rimarginarsi. Tutto ciò è testimoniato sulla sindone dalle diverse direzioni che i medesimi flussi sanguigni sono costretti a percorrere.

Ma l'esposizione e l'interpretazione delle macchie di sangue evidenti nella zona cefalica, ancora non dicono nulla circa l'intensità del dolore provocato dall'incoronazione di spine.

Gli studiosi affermano che i punti percettivi del dolore sulla cute so­no molto più diffusi che non altre forme di sensibilità sparse sulla pel­le, quali la sensazione del caldo e del freddo, del liscio e del ruvido, del liquido e del solido, ecc... La percezione del dolore sul cuoio capellu­to è molto più intensa che non nelle altre zone del corpo. Infatti i pun­ti dolorifici sono ben 144 per centimetro quadrato... Perciò la corona di spine ha attivato una pesantissima e intensa calotta di dolore su tut­ta la zona cefalica, dal momento dell'imposizione della corona fino al­la morte...

 

Però sarà sempre difficile valutate e determinare l'intensità del do­lore patita dal Crocifisso. In ogni individuo la percettività dolorifica è diversa per l'età, sensibilità, stato d'animo, psicologia, situazioni vissu­te. Il dott. Sebastiano Rodante, uno dei maggiori studiosi della sindone e del suo fenomeno ematico, ha affermato che l'Uomo della sindone per l'incoronazione di spine "ha sofferto un dolore dell'altro mondo".

Tenendo poi presente che Gesù era dotato di una perfetta sensibilità, non ottenebrata da alcuna menomazione proveniente dal peccato origi­nale e da altri eventi deturpanti l'integrità fisica, quali l'età avanzata, la degenerazione della percezione, è necessario affermare che si può solo parzialmente immaginare, mai definire, l'intensità della sofferenza del­l'incoronazione di spine. Emblematica allora resta l'affermazione di Gesù alla Beata Angela di Foligno:  "Non ti ho amato per scherzo....".

 

 

 

p. Vincenzo Pinto Tratto da: “Ragazzi soli” 03/2005.

 

Nell'occasione dell'avvivo a Canosa di Puglia della Reliquia della Sacra Spina di Andria nella ConCattedrale di San Sabino nei giorni 20-21 Marzo 2014, sarà esposta alla venerazione dei fedeli, una reliquia miracolosa attribuita alla corona di spine di Gesù Cristo, proiezione e venerazione della sacra reliquia nel periodo di quaresima, in preparazione alla Settimana Santa e alla Santa Pasqua.